| Per ora non darò notizie biografiche sull'autore, né cronologiche sul romanzo, m è opportuno sottolineare che da esso e da altri romanzi di Ellis sono stati tratti dei film e che si tratta di libri che hanno avuto un grande successo. American Psycho è il racconto di una vita, quella di Patrick Bateman, un uomo di successo che lavora a Wall Street. Seguendo lui, che racconta la sua storia in prima persona non disdegnando dei riferimenti a fenomeni cinematografici come la dissolvenza, seguiamo un nutrito gruppo di persone come lui. Persone giovanissime e straricche, continuamente impegnati in diatribe su quale sia il ristorante più in del momento, su quale sia l'abbinamento perfetto per un paio di mocassini o qualcosa del genere. Le donne in questo romanzo sono "puledre" e "corpoduro", perché sono principalmente un oggetto da usare per il proprio piacere sessuale o per avere una bella presenza al tavolo prenotato di un locale raffinatissimo. E' un mondo crudele, dove nessuno si ricorda di nessuno e tutti vengono scambiati per altre persone: difficile essere sicuri di aver visto passare X la sera prima, perché quello che conta era notare cosa X indossava, dove era e con chi era. Di questo mondo Bateman è un esponente tipico: cinico, freddo, descrive le persone associando ogni capo di vestiario ad uno stilista, conosce una sfilza di marche di prodotti di bellezza, che adopera ogni giorno, parla degli oggetti che compra come un catalogo di Postalmarket e della musica che ascolta come una rivista. Ogni volta che risponde ad una domanda su argomenti del genere, diventa un libretto d'istruzioni su due gambe, come la pseudo moglie di Truman in The Truman Show. Bateman, tuttavia, ha qualcosa di diverso rispetto agli altri. Non sto parlando delle sue ossessioni: restituire delle videocassette (vera e propria formula che accompagna le sue telefonate e giustificazione principale gli apputnamenti a cui ha dato buca), non perdersi una puntata del Patty Winters Show (un programma di massa incentrato su argomenti il più delle volte strambi), prenotare un tavolo al Dorsia (dove cena il suo idolo Donald Trump e dove riesce a cenare solo grazie all'intercessione di suo fratello, personaggio altrettanto inqueitante), scoprire qualcosa sul portafaglio Fisher. Sto parlando del fatto che da vero lupo mannaro Bateman di notte diventa un feroce assassino, che uccide con gelida meticolosità, torturando le sue vittime superando di gran lunga ogni stereotipa perversione sessuale. In questo mondo in cui nessuno conta, queste morti sembrano passare inosservate e perciò American Psycho non è un thriller, perché non ci sono indagini, né sospetti, tutto accade nell'ombra e senza conseguenze per la vita di tutti. Ellis è maestro nel gestire il climax del libro: riesce a dosare le esplosioni di violenza nei primi capitoli, facendoli venire fuori solo come frasi dette da Bateman al telefono o al suo interlocutore, che prontamente sembra non cogliere quelle parole e continua la conversazione come se non fosse stato detto niente. Ellis getta il lettore nel dubbio che tutto quello che Bateman dica sia solamente frutto della sua mente da cocainomane psicotico, e che non solo quelle parole così crudeli non vengano mai pronunciate, ma che anche i delitti siano tutta una montatura del narratore-protagonista. Comunque ad un certo punto questa violenza esplode: si passa dalle affermazioni ai fatti e Bateman si mostra in tutta la sua sadica capacità di nuocere. La stessa meticolosità delle descrizioni del vestiario, è impiegata in quelle delle torture che le sue vittime subiscono. A volte le descrizioni si sovrappongono, perché mentre è intento a raccontare le sue azioni, ricorda senza trascurare un dettaglio la marca degli oggetti che utilizza o il loro prezzo o il negozio che le vende.
Mi fermo per il momento, per non affaticare la lettura, se vogliamo continuare a parlarne postate pure...
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